L’OMS, Organizzazione mondiale della sanità, ha da poco dichiarato che il Covid-19 non è più un’emergenza globale. Viene quindi messa una data ufficiale (maggio 2023) alla fine della pandemia, anche se sappiamo che il virus circola ancora, ma resta endemico. Come rappresentante del terziario, come presidente di una tra le categorie più esposte (e anche più chiuse, quella dei pubblici esercizi), non posso che accogliere questa notizia con la soddisfazione per esserne usciti, ma anche col dolore per le perdite subite e le tante sofferenze vissute. Il bilancio, in una pandemia che ha coinvolto tutti gli aspetti della vita umana, sociale ed economica, è impossibile, ma è giusto riconoscere, oggi, nel “Dopo” che tanto abbiamo aspettato, in una provincia che è stata tra le 10 più colpite d’Italia, cosa ci è effettivamente rimasto. Prima di tutto il senso di comunità, laddove la comunità si è fatta interprete con le varie competenze, dei tanti DPCM, ha saputo divulgare informazioni realmente utili prodotte con professionalità dalla stampa, promuovere quegli aiuti volontari che hanno fatto poi nascere (e consolidare) nuove professionalità e nuove modalità di spesa e di acquisto: consegne, delivery, asporto, e-commerce. Poi il rapporto con la Pubblica Amministrazione, che ha dato vita a quella “finanza sociale” che ha preso il nome di “fund” e che ha avvicinato il Pubblico alle richieste del Privato, facendo nascere, in tutto il territorio provinciale, anche attraverso l’aggregazione intelligente di più Comuni contermini, molte altre iniziative finanziarie avviate ed oggi rese strutturali.
La percezione della città e degli spazi, i centri urbani, i nostri paesi: nel silenzio assordante dei lockdown, nelle piazze e nelle vie deserte, ci siamo resi conto che una vetrina illuminata, un locale aperto, due metri in più di plateatico, non sono “accessori”, ma presenze fondamentali che tengono vive le città e le relazioni tra persone, prevenendo degrado e solitudini.
Il senso del tempo e del limite: se ne sono resi conto i giovani per primi, perché in molti hanno rivisto le priorità nelle scelte lavorative, ponendo in alto, nella propria scala di valori, il tema dello smart working, della qualità della vita e del tempo libero, facendoci capire che “la vita è una sola” e che in un attimo può cambiare. Come ben ci ha dimostrato il Covid.
Infine, il senso di responsabilità e riconoscenza, per cui desidero ringraziare le quattro Ascom mandamentali, i Colleghi Presidenti, i funzionari tutti, le imprese associate: tutti, nessuno escluso, abbiamo contribuito a rendere endemico il virus, ad addomesticarlo, sottoponendoci alle vaccinazioni, riconoscendo pienamente il valore della sanità pubblica e l’eccellenza dei nostri medici, mettendo in pratica prescrizioni e adempiendo agli obblighi previsti, tamponando proteste e calmando le arrabbiature.
Abbiamo lavorato tutti col metro, coi gel, con le mascherine, con i cartelli, spesso anche con la paura, più volte ci siamo illusi che fosse finita e ci siamo trovati a ricominciare, ma oggi siamo qui, con un terziario ancora trainante, con il commercio di prossimità che ha dimostrato tutto il proprio valore sociale, con il turismo che si sta rilanciando ed aprendo a nuove esperienze. Diversi ma più consapevoli e determinati.
In tutto questo #Confcommerciocè.
Dania Sartorato
Presidente Confcommercio Unione Provinciale di Treviso