Parte da Fipe - Confcommercio un appello a cittadini, residenti, turisti, city users: più buon senso e più tolleranza. Serve una cabina di regia sull’economia del “divertimento”. Il “luogo bello da vivere” chiede partecipazione.

Le cene sotto le stelle, la musica ascoltata nei dehors, i compleanni, le feste di laurea o di matrimonio, gli eventi, i Festival (Combinazioni a Giavera, In centro tutta un’altra Musica a Montebelluna, Calici di Stelle a Conegliano, i Suoni di Marca sulle mura solo per citarne alcuni), la voglia di uscire, i turisti alla ricerca dell’identità veneta: rappresentano l’economia del “divertimento” che genera, a Treviso capoluogo e nei principali centri della Marca trevigiana, un flusso di movimenti e aggregazioni che si percepiscono con “luci e ombre”.

“Mentre le luci sono evidenti, le ombre” - spiega la presidente di Fipe-Confcommercio e dell’Unione provinciale Dania Sartorato - si fanno sentire soprattutto in questo periodo estivo. In centro storico sono sempre più frequenti i casi di intolleranza da parte di residenti che sfociano in azioni legali a danno dell’esercente, con contenziosi che si protraggono nel tempo e logorano le attività, creando situazioni spiacevoli fino alle chiusure. Come Fipe siamo impegnati nella costante ricerca di dialogo e di equilibrio con i residenti nell’ottica di fruizione degli spazi e delle varie dimensioni della città, consapevoli di esercitare una funzione sociale e aggregante imprescindibile: ricordiamoci anche del senso di desertificazione che creano i locali chiusi anche durante le pause estive. Chi abita in centro, e in generale nei centri storici o nelle zone pedonali, ha fatto la scelta di vivere tutte le dimensioni della città, compresa quella del divertimento, che si può svolgere in serenità se c’è ascolto, dialogo, rispetto delle regole e osservanza degli orari. Il “luogo bello da vivere” lo vogliamo tutti, ma può esserci solo se funziona, per tutti gli attori, il processo partecipativo: coinvolgimento, collaborazione, consultazione, tolleranza, rispetto. In una parola: buon senso. La città, i quartieri, sono espressione di tutte le componenti sociali, occorre sicuramente un’interlocuzione elevata, un maggiore senso civico, una consapevolezza dei diversi ruoli. I residenti che reclamano la qualità della vita e non tollerano la minima oscillazione non possono ragionare solo con la filosofia del “va bene ma non nel mio giardino”: gli eventi hanno e svolgono una funzione collettiva. Berlino è diventata Berlino, capace di attrarre giovani da tutto il mondo non solo per gli affitti bassi, ma per la capacità di gestione dell’offerta “notte” organizzata in maniera costruttiva con le associazioni locali, i gruppi di residenti, i decisori politici, collaborando su orari, utilizzo di nuove tecnologie (misurazione del rumore attraverso display), prevenzione e sensibilizzazione sull’uso di droghe e alcol, sicurezza per i pedoni e le donne, attrattività e protezione per le fasce più esigenti tra gli adolescenti. A Parigi, Amsterdam e Berlino stessa è stata istituita, in via sperimentale, un “mediatore della notte” per contribuire alla sicurezza, all’evoluzione dei comportamenti e di buone pratiche per la gestione degli ambienti esterni ai locali. La diffida legale non è la risposta di cui le città e gli esercenti hanno bisogno: le grandi città anticipano le tendenze, sta a noi cogliere le opportunità”.

 

Le voci Fipe dei territori mandamentali.

Michele Pozzobon, varie attività in centro a Treviso

A Treviso stiamo assistendo ad un inasprimento delle relazioni. Nel post Covid c’è più tensione, molta arroganza, una disponibilità all’ascolto ed al rispetto ridotte. Manca il riconoscimento del nostro ruolo, le nostre attività sono fondamentali per rigenerare il tessuto urbano ma non sempre ce lo riconoscono, c’è sempre pronta la critica o il giudizio. Come se ci fosse un’intossicazione di rabbia sociale che si riflette in comportamenti aggressivi e intolleranti. Su Treviso città, a fronte di regole certe e uguali per tutti, chiediamo rispetto e uniformità. Spiace constatare che chi trova il tempo per le lamentele, spesso non si interroga su cosa la città è capace di offrire ai giovani: vedo scoperta soprattutto la fascia 15-25 anni. Paradossalmente, abbiamo scambi positivi e costruttivi con turisti e nuovi trevigiani: chi ha vissuto o proviene da città più grandi della nostra  apprezza maggiormente il servizio e la nostra professionalità. I ristoranti sono protagonisti nei servizi di qualità alle persone di Treviso. Il dialogo sembra sempre la cosa più difficile da utilizzare per il confronto ma dobbiamo ricordarci che senza di esso diventeremo sempre più una società povera.

Diego Zanchetta, attività in centro a Vittorio Veneto

“Ho una grande attività in centro a Vittorio Veneto, sono qui da 45 anni e devo dire che grossi problemi fortunatamente non ce ne sono. In queste sere d’estate la città si anima, si riempiono le piazze ma senza grandi conflitti con il contesto residenziale. Copro tutti gli orari, dal caffè del mattino con gli anziani fino alle serate coi più giovani e vedo passare un mix di generazioni. Noi esercenti abbiamo una responsabilità nei confronti dei clienti, abbiamo anche una funzione “educante”. Nei decenni sono riuscito ad incentivare comportamenti adeguati al contesto, il locale è diventato un punto di riferimento sia per i giovani che per gli anziani, anche se è sempre determinante la ricerca dell’equilibrio, il dialogo costante, l’interlocuzione con le attività commerciali vicine e con la Pubblica Amministrazione”.

Beppo Tonon, attività ristorativa a Piavon di Oderzo

“La città è come un’orchestra dove ognuno deve fare la propria parte. Noi esercenti ce la mettiamo tutta per favorire ed agevolare la “convivenza”, dove ognuno deve dare per poter ricevere. L’ottica è quella dello scambio, del rispetto e del dialogo. Se vengono meno, scatta il conflitto. Confermo anche io che nel periodo post Covid è aumentato, tra clienti e cittadini, il senso di intolleranza, la prevalenza dell’interesse individuale, basta poco per far scattare la telefonata alle forze dell’Ordine, dalle quali peraltro riceviamo comprensione. Nei decenni di lavoro ricordo matrimoni e feste condizionate dall’ansia per vicine ossessive che vedevano solo il conflitto e la litigiosità. Il nostro è un duro lavoro che chiede impegno, sacrificio, orari prolungati: la serenità ci viene dalla consapevolezza di fare sempre del nostro meglio e di rispettare sempre regole e parametri”.

Fenis Bortolotto, attività a Castelfranco Veneto

“Il rispetto preciso degli orari fa la differenza. Abbiamo appena avuto delle serate con musica dal vivo ma non ci sono stati problemi. Noi siamo puntuali e chiudiamo entro la mezzanotte, sia in centro che fuori dal centro non ci sono state lamentele da parte di cittadini o residenti per fortuna. Noi esercenti siamo i primi a rispettare le regole e il nostro territorio”. Il rischio, nel degrado delle relazioni cui stiamo assistendo e nel crescere dell’intolleranza, è che si perda di vista la funzione sociale delle attività e venga meno la visione di una città o di un centro capace di cogliere i trend e di armonizzare le diverse anime”.

Manca- secondo i responsabili di Fipe della Provincia- la consapevolezza di avere la fortuna di vivere in una provincia che molti ci invidiano e che tanti cittadini stranieri sceglierebbero come luogo ideale per lo smart working.

 

 

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