Cosa vuol dire oggi parlare di Made in Italy? Made in Italy è ancora sinonimo di bellezza, creatività, autenticità? E la produzione deve essere totale o parziale in Italia per poter essere codificata Made in Italy? Cosa dice la normativa? Come si leggono le etichette? Quali sono i problemi per i piccoli negozi di moda e soprattutto, che strumenti hanno per affrontare le sfide imposte dal cambiamento globale? Al grande tema del Made in Italy è stato dedicato un convegno, che ha coinvolto l’intera filiera, svoltosi oggi (14 aprile, quindi ieri), in Camera di Commercio, organizzato da Federmoda Confcommercio, gruppo sindacale presieduto da Beatrice Paludetti.
Tutti significativi gli interventi dei relatori della mattinata: Massimo Torti, segretario generale di Federmoda, che ha inquadrato la normativa e gli scenari, Maurizio Di Trani, senior advisor, che ha illustrato strategie e consigli per affrontare le trasformazioni imposte dal mercato, mentre Roberto Bottoli (Lanificio Bottoli, coordinatore Tavolo veneto della moda) insieme a Maurizio Castro (direttore scientifico Master Cuoa), Corrado Facco (AD Certottica Group) e Fiamma Polin, imprenditrice e testimone della piccola impresa di moda a carattere famigliare, hanno discusso nella tavola rotonda per mettere insieme un’unica, potente ricetta vincente per i piccoli e medi negozi, stretti tra la crisi dei consumi, il cambiamento, i nuovi trend e le incertezze globali: “essere consapevoli che il Made in Italy, prima che essere prodotto da vendere, è cultura, sapere, identità, soprattutto passione, trasmissione di un patrimonio che va ben oltre il prodotto fisico e che regala ai consumatori esperienze ed emozioni. I negozianti devono trasformare essi stessi nel proprio brand.”
Il contesto economico parla chiaro e coinvolge un comparto enorme che spazia dal food al mondo fashion. Il comparto nazionale della moda (dati Federmoda) conta 164.369 punti vendita, per un totale di 300 mila addetti e relative famiglie: in 5 anni ha perso 35 mila addetti e 23.322 punti vendita. A livello provinciale il comparto moda-fashion in provincia di Treviso conta (dati EConlab dicembre 2023) 2766 unità locali, in gran parte micro e piccole imprese.
“Le sfide del momento che condizionano i consumi sono evidenti- ha spiegato il segretario nazionale di Federmoda Massimo Torti- “attenzione all’ambiente, invecchiamento della popolazione, frammentazione dei modelli famigliari, mutamenti delle abitudini sociali e di consumo, iperconnessione, senza contare la piaga della contraffazione per un cambiamento che vede da una parte il ridimensionamento dei punti vendita dall’altra una ricentralizzazione dei negozi di prossimità, che diventano oggi il luogo capace di interpretare al meglio il Made in Italy”.
Non è mancato il riferimento importante (anche nel titolo) alle città, di cui i negozi, è stato detto, sono “la trama e l’ordito”. La presidente di Federmoda Beatrice Paludetti ha affermato che: “quando abbiamo scelto di accostare, e anzi di collegare e di unire, “città”, “fabbriche” e “negozi”, abbiamo voluto dare un segnale forte: nel momento in cui la manifattura nazionale è in crisi perché si sono disseccati o pesantemente ridotti alcuni fondamentali mercati di sbocco (la Cina, la Russia, in prospettiva persino gli USA post-dazi), e nel momento in cui i centri storici delle città si spopolano, scivolano nella decadenza, mostrano segni di degrado sociale e persino criminale, è evidente che l’alleanza con la distribuzione tradizionale della moda diventa un canale essenziale di ripresa e di rilancio. Bei negozi di moda in centro significano insieme città della Marca più vivaci, più partecipate, più fruibili, più orientate a una vera dimensione comunitaria”.
Forte e suggestivo il concetto di “ripensamento del proprio punto vendita”, ben analizzato da Maurizio Di Trani, che nel raccontare come tra i nuovi trend stia prendendo piede il “pre-loved”, ovvero il capo “già amato” che sta facendo decollare il “second hand” ha sottolineato come il negozio debba trasformarsi in un “punto di incontro di una comunità tra spazi ibridi e multiformi”.
La mattinata è stata aperta dai saluti del presidente della Camera di Commercio Mario Pozza: “sono stato lieto di aver ospitato nella sede della Camera di Commercio questo importante evento. Ringrazio Federmoda per l’invito e la Presidente dell’Unione Confcommercio Treviso Dania Sartorato. Come Presidente di Assocamerestero, nei miei viaggi da Singapore al Brasile ho potuto constatare come l’e-commerce abbia rivoluzionato il modo di acquistare, ma anche come la qualità, la creatività e il gusto italiano continuino a conquistare spazi di mercato nel mondo, confermando la forza del Made inItaly.»
Dania Sartorato, presidente dell’Unione provinciale, ha ribadito l’importanza di questa giornata, istituita nel 2023 per ricordare la nascita di Leonardo Da Vinci, nato nel 1452, ben 573 anni fa, simbolo di genio e di bellezza. Una giornata che per la prima volta a Treviso ha messo insieme tutte le categorie produttive: “oggi, -ha concluso Sartorato - ci riconosciamo nel logo ufficiale del Made in Italy, raffigurante l’uomo vitruviano che contribuisce a dare forma alla sostanza. Un logo che dice tanto di storia, di intelligenza, di pensiero, di creatività”.
In un momento storico delicato e pervaso da incertezze, la giornata ha restituito un’unica grande certezza: il Made in Italy è storia, unicità, passione, ovvero valori che nessuno può sottrarre.
in foto i relatori e i vertici Confcommercio Unione Provinciale di Treviso